La prima cosa da fare è sicuramente cercare di ripulire l’ambiente, operando su più livelli.

Per prima cosa possiamo impegnarci a raccogliere la plastica che troviamo gettata a terra, mettendola negli appositi bidoni della raccolta differenziata per evitare che, prima o poi, finisca in mare. Possiamo anche organizzare delle giornate ecologiche tra gruppi di amici per ripulire un parco o un quartiere della nostra città. Questo aiuterà molto anche a sensibilizzare l’opinione pubblica!

In alcune città, per esempio, sono stati adottati alcuni semplici accorgimenti per ricordare di non gettare i rifiuti (specie le sigarette) nei tombini, scrivendo sulla grata “Il mare inizia da qui”. I mozziconi sono infatti tra i rifiuti più presenti in mare.

Per rimediare ai danni provocati dalla plastica gettata in mare dobbiamo però confidare nella ricerca scientifica. Sono infatti in corso di studio metodi per ripulire gli oceani dalle plastiche, sia micro che macro.

Una prima soluzione è rappresentata da un grande filtro galleggiante, una sorta di cestino che, mediante la forza spontanea del vento e delle correnti, è in grado di catturare e intrappolare i rifiuti di diverse dimensioni che galleggiano sulla superficie dell’acqua.

Metodi più complessi utilizzano dei microorganismi in grado di “digerire” la plastica (alcuni dei quali sono utilizzati anche in disastri ambientali come il naufragio di una petroliera: i cosiddetti “batteri mangiapetrolio” vengono cosparsi sulla macchia di petrolio perché venga in parte “riassorbita”), come il batterio Ideonella sakaiensis e il fungo Aspergillus tubingensis, che riescono a destrutturare le molecole della plastica andando così a ridurla.

 

Per approfondire clicca qui: https://www.eon-energia.com/magazine/innovazione-e-ambiente/il-batterio-mangia-plastica-per-la-salvaguardia-dellambiente.html