Le Urne dei Forti
del Bronzo è visitabile a Modena, all’interno del Palazzo dei Musei, a cura del museo civico archeologico e etnologico; espone alcuni oggetti giunti in prestito dal museo civico Federico Eusebio di Alba (in particolare la spada spezzata rinvenuta in deposizione rituale in un pozzetto al limite nordoccidentale della necropoli del Bronzo medio recente di Corso Piave).
La mostra presenta i risultati di una ricerca pluriennale condotta sulla necropoli dell’età del bronzo di Casinalbo (MO).
Il sepolcreto fu individuato alla fine dall’800 a circa 200 metri da uno di quegli abitati dell’età del bronzo, noti come “terramare”, che a partire dal 1650 a.C. occuparono in modo capillare la pianura padana centrale.
Nuovi scavi intrapresi dal Museo Archeologico a partire dal 1994 in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna hanno indagato circa un quinto dell’estensione presunta dell’intera necropoli (pari a 12.000 mq), recuperando quasi 700 tombe costituite da pozzetti contenenti le urne cinerarie con i resti dei defunti.
Le sepolture e i corredi sono stati oggetti di un’attenta ricerca archeologica e antropologico ed il
risultato di questo lungo percorso è stato letteralmente “messo in scena” all’interno di un allestimento museografico quasi “teatrale”
Il visitatore infatti attraversa una grande ricostruzione dell’area di necropoli, percorrendo il sentiero centrale che effettivamente solca il campo cimiteriale, e può ammirare, quasi in archeo-diorami, alcune scene ricostruttive delle cerimonie con cui la comunità affidava il defunto al mondo ultraterreno.
I numerosi reperti emiliani sono arricchiti dal confronto con oggetti e testimonianze provenienti da altri contesti del Bronzo medio e Tardo piemontesi, lombardi e veneti: in questo ambito la spada di tipo Trana del Bronzo albese, evidentemente retaggio di un sacrificio rituale per la protezione del terreno sacro, solitamente ospitata nella sala 6 della sezione di Archeologia preistorica ha abbandonato per alcuni mesi la sua abituale sede espositive per aggiungersi al ricco catalogo dei reperti esposti nella mostra modenese.
Le terramare sono una delle più significative esperienze dell’Età del Bronzo medio e recente (circa 1650 – 1150 a.C:9 nella pianura padana, in particolare nella porzione emiliana.
Richiamano i versi di Omero e ci svelano aspetti non solo della morte, ma anche della vita di una comunità della pianura padana di oltre 3.000 anni fa, i risultati degli scavi nella necropoli dell’età del bronzo di Casinalbo (MO).
Nel settore interessato dagli scavi sono stati individuati sentieri che isolavano nuclei di sepolture e aree dove si svolgevano rituali precedenti e successivi al rogo funebre. Questi ultimi, ricostruiti grazie alle evidenze archeologiche, richiamano con forza quelli che Omero descrive nell’Iliade raccontando i funerali di Patroclo e quelli di Ettore.
Le ricerche archeologiche e antropologiche hanno, inoltre, consentito di recuperare informazioni sull’assetto demografico, l’organizzazione della società, le condizioni di vita dei suoi abitanti.
Le ricostruzioni, i filmati appositamente realizzati e le voci che nell’oscurità richiamano i versi dell’Iliade, creano una dimensione fortemente evocativa.
La mostra, realizzata con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena, e con la collaborazione delle Soprintendenze per i Beni Archeologici di Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e della Soprintendenza ai Beni Storici Artistici di Modena, è curata da Andrea Cardarelli, professore di Preistoria e Protostoria all’Università Sapienza di Roma e da Cristiana Zanasi, curatrice del Museo Civico Archeologico Etnologico.
La mostra è affiancata dall’edizione scientifica della ricerca diretta da Andrea Cardarelli, con la collaborazione di Gianluca Pellacani e il contributo di vari autori del Museo Preistorico Etnografico Luigi Pigorini di Roma e delle Università di Modena e Reggio Emilia e del Salento.
Oggi ho visto una mostra fatta veramente bene.
Complimenti ai curatori.
D.F.