Alba: la chiesa di San Giuseppe, la Compagnia dei Pellegrini e San Teobaldo Roggeri

L’antico cammino di fede che viene recuperato e valorizzato è il tracciato del pellegrinaggio compiuto ogni anno nei secoli scorsi dalla Confraternita dei Pellegrini di San Giuseppe, il sodalizio di laici devoti che nacque sul finire del XVI secolo e che costruì tra i secoli XVII e XVIII la chiesa di San Giuseppe ad Alba, punto di inizio della Via.

 

Da Vicoforte Mondovì proveniva infatti san Teobaldo Roggeri, santo co-patrono della città di Alba del XII secolo, oggetto di forte devozione già in vita e poi nei secoli successivi.

Busto reliquiario di San Teobaldo

Un  prezioso busto reliquiario del santo, risalente al XV secolo, in argento e bronzo dorato, trafugato nel 1983 e poi ritrovato negli Stati Uniti, e restituito alla Diocesi di Alba nel 2014 da parte dei Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Torino.

Il pregevole busto in argento sbalzato, cesellato e dorato è ora esposto nella chiesa di San Lorenzo, la Cattedrale di Alba, a 100 m dalla chiesa di San Giuseppe e primo step intermedio della Via dei Pellegrini.

 

 

Lo sviluppo della Via dei Pellegrini

Elenchiamo solo alcuni dei principali luoghi di grande interesse che si trovano lungo la Via dei Pellegrini di San Giuseppe (circa 70 km) nel tragitto tra Alba e Vicoforte Mondovì.

·         La core zone Langa del Barolo, una delle sei componenti del sito UNESCO dei Paesaggi vitivinicoli di Langhe Roero e Monferrato (l’iniziativa gode del patrocinio dell’Ente gestore del sito UNESCO). In particolare, lasciata Alba alle spalle, attraversa i Comuni di Roddi, Verduno, La Morra, Barolo/Novello, Monchiero alto, tangendo punti di notevole interesse come la celeberrima Cappella del Barolo, reinterpretata in chiave di arte contemporanea nel 1999 dagli artisti Sol LeWitt e David Tremlett, o il notevole geosito della Spiaggia dei Cristalli a Verduno, retaggio della Crisi dell’Evaporitico durante il Messiniano, quando il mar Mediterraneo si stava prosciugando tra 5 e 6 milioni di anni fa o infine il Belvedere UNESCO di La Morra.

Spiaggia dei Cristalli

·         La zona tra Monchiero e Dogliani, da qui l’itinerario va a coincidere con il preesistente Sentiero del Tanaro. Qui il percorso segue in creste le anse sinuose del fiume, toccando luoghi di importante interesse naturalistico come i Calanchi di Clavesana, uno scenografico fenomeno di erosione.

·         Si giunge quindi al Sacrario partigiano di San Bernardo a Bastia Mondovì, costruito tra il 1947 e il 1951. Le adiacenze della preesistente cappella cristiana ospitano le innumerevoli lastre del memoriale partigiano. Sin dall’aprile 1944 queste colline sono la sede operativa del I Gruppo delle Divisioni Alpine del maggiore Enrico Martini (Mauri), celato nel personaggio del Capitano Lampus nel romanzo “Il partigiano Johnny” di Beppe Fenoglio. Il sacrario si trova su un eccezionale belvedere, la cui vista mozzafiato permette di abbracciare la piana del medio corso del fiume Tanaro, le curve delle Langhe e all’orizzonte l’intero arco alpino occidentale.

·         Pochi chilometri dopo, tra le tappe intermedie spicca la chiesa di San Fiorenzo a Bastia Mondovì, la cosiddetta “Cappella Sistina delle Langhe”. Infatti nel XIV-XV secolo venne qui edificata una grande navata gotica, trasformando in presbiterio la cappella precedente risalente all’anno Mille. Nel 1472, su committenza del signore di Carassone, Bonifacio della Torre, l’interno della chiesa venne decorato con un ciclo di affreschi che copre l’enorme estensione di 326 m² e illustra gli episodi più importanti del Nuovo Testamento, delle vite di san Fiorenzo e di sant’Antonio abate.

Interni affrescati della chiesa di San Fiorenzo a Bastia Mondovì

·         Nel comune di Briaglia Mondovì, invece, il tuffo è letteralmente nel lontano passato e nel sottosuolo. In località Casnea è stato individuato un complesso di ambienti ipogei, tuttora oggetto di studi, costituito da un dromo, ossia un corridoio di accesso che penetra nella collina, un breve corridoio sotterraneo che collega due ambienti ipogei, il secondo dei quali a sua volta presenta un profondo pozzo interno. La cavità, scavata nella marna da mano umana, risale a tempi certamente antichissimi (si ipotizza la Media Età del Bronzo, quindi 4.000 anni fa circa), e presenta caratteristiche molto peculiari, come il perfetto allineamento del dromo di ingresso con il sole nel Solstizio d’inverno, i cui primi raggi penetrano all’interno fino alla parete di fondo della seconda camera ipogeo, andando a colpire un sistema di nicchia che lasciano ipotizzare un antico culto delle acque.

 

L’arrivo a Vicoforte Mondovì

Infine la Via dei Pellegrini raggiunge il Santuario di Vicoforte Mondovì, tappa conclusiva, santuario che non ha bisogno di presentazioni per la sua significativa importanza in ambito pedemontano.

Caro ai Savoia, il Santuario è un notevole scrigno di storia e arte, caratterizzato dalla cupola ellittica più grande del mondo, negli ultimi anni valorizzata dal sistema di visite guidate di MAGNIFICAT dell’impresa culturale Kalatà.

Cupola affrescata del Santuario della Natività di Maria di Vicoforte Mondovì