Caro Patrizio,

chiedo venia se rompo il silenzio
(che tu amavi) per riflettere su ciò che tu sei stato nella tua nonagenaria vita, per tutti noi qui presenti e per coloro che ti incontrarono.

Patrizio Porta

“Non omnis moriar” nel latino che ti era familiare potrai dire. E non morrai del tutto perché il tuo viaggio terreno ha lasciato orme di umanità , che ci hanno arricchito con l’umiltà, la saggezza ed il costante impegno per gli altri [non vuol essere il mio un elogio funebre “dovuto” d’occasione].
In questi mesi nell’amore della tua famiglia ti allontanavi dai sentieri terreni per avviarti a quelli celesti a ricomporre legami con chi ti ha preceduto tra familiari, amici, paesani… In questi mesi ripensavo alle molte riflessioni condivise sul senso della vita, che tu coltivavi con profonde letture bibliche, filosofiche, storiche… riflessioni che hai sempre dispensato a chi intavolava dialoghi con te, per cui (e posso dirlo per me) tu eri MAESTRO.
Sapiente, ma soprattutto saggio: hai saputo far dono di te nel volontariato e nel servizio: in divisa militare nei duri tempi dell’evolversi e concludersi dell’ultima guerra, nella veste di maestro di scuola elementare, con il sostegno dato al Gruppo Spontaneo (condotto dall’Adriano Antonio, che è stupito di rivederti), con il contributo alla cultura nel tuo paese come per il Museo del fondatore Eusebio (tuo conterraneo), nel volontariato archeologico di scavo e nei 18 anni di guida didattica competente nelle sale del rinnovato museo albese, come socio benemerito per conoscenze di ambiente e cultura presso Italia Nostra, col volontariato nel sociale (che ritenevi irrilevante, come scrivevi), presso la Caritas e presso il Soggiorno Albese di Valdieri per ben 25 anni.
L’orgoglio d’essere maglianese non fu in te mai spento, fu l’ancora cui agganciasti i ricordi di vita di paese, di cui accettasti d’essere sindaco.
Mi mancano parole per esternare tutto ciò che sei stato per me, per noi, tu che avevi timore quasi di apparire. Ti vedo nell’atteggiamento del pubblicano della parabola, che si defila anche davanti a Dio, ma con Dio dialoga ed è “giustificato” (con San Paolo) e viene preferito al fariseo.
Prendo a prestito da Dante le parole che rivolse al suo maestro Brunetto Latini: “Tu m’insegnasti come l’uom si eterna”. Ti rivedo ammirare un cielo stellato ed esprimere il desiderio di INDIARTI: come granello di creatura che giunge al Creatore, per partecipare della felicità divina.

Deceduto domenica 21 ottobre 2018: alla funzione di esequie nella sua Magliano alto, in chiesa il 23 ottobre 2018  così è stato ricordato dall’amico di sempre Sergio Susenna, come lui  anello della catena che è la storia del museo civico Federico Eusebio. 

Alba Sotterranea lo ricorda con affetto e ammirazione: il suo impegno è stato silente quanto sono profondi e durevoli i suoi effetti. Ci ha regalato il dono più prezioso: un esempio da seguire