Da sabato 12 settembre a sabato 19 settembre 2020 nella Chiesa di San Giuseppe di Alba sarà visitabile l’allestimento fotografico “Martiri per amore: l’eccidio nazista di Boves”, proposta dall’associazione Beato Giuseppe Girotti con la collaborazione del centro culturale San Giuseppe.
Le date scelte per l’esposizione commemorano quello che fu il primo eccidio nazista in Italia, la strage di Boves (19 settembre 1943) e l’uccisione ad Alba per la stessa mano nazista del padre di famiglia Luigi Rinaldi che “colpevole” di aver cercato tra i prigionieri suo figlio, fu ucciso da un colpo di proiettile, lasciando orfani 7 figli.
Sabato 19 settembre alle ore 17.30 in chiusura della mostra si terrà una conferenza per rimembrare quanto accaduto e la ricorrenza dell’anniversario dell’uccisione di Luigi Rinaldi alla presenza dei famigliari e delle autorità locali. Durante l’incontro interverranno Renato Vai dell’associazione Padre Girotti, Don Dino Negro, parroco del Duomo di Alba.
L’ECCIDIO DI BOVES
“Martiri per amore” furono Giuseppe Bernardi, parroco, e il suo vice, Mario Ghibaudo, prete da soli tre mesi, trucidati insieme ad altri 23 paesani. Boves – come il resto della Granda – non ha dimenticato quanto accadde il 19 settembre 1943.
Il settembre 1943 fu periodo di terribili repressioni naziste in molte zone del Piemonte.
Il 19 settembre mese i nazisti si spostarono a Boves dove due tedeschi erano stati catturati dagli uomini di Ignazio Vian, uno degli ufficiali che dopo l’armistizio dell’8 settembre decisero di combattere contro i tedeschi, raccogliendo attorno a sé bovesani renitenti e soldati della Quarta armata. Segue un breve scontro, nel quale cadono un partigiano e un tedesco.
Da Cuneo arriva Joachim Peiper, all’epoca maggiore al comando di un battaglione di granatieri corazzati della divisione Leibstandarte-SS Adolf Hitler.
Peiper ordina a don Bernardi e al bovesano Antonio Vassallo di farsi restituire da Vian i prigionieri e il caduto, pena la rappresaglia. L’ambasciata convince il comandante partigiano, i prigionieri sono rilasciati, ma la strage inizia lo stesso: 350 abitazioni bruciate, 23 civili uccisi tra cui il Don Bernardi, il viceparroco Don Ghibaudo, ucciso mentre aiuta delle persone, e il cittadino Antonio Vassallo.
Per Boves è solo il primo episodio della guerra alla popolazione civile: dal 31 dicembre 1943 al 3 gennaio 1944 i tedeschi scatenano una nuova rappresaglia con altre decine di morti e centinaia di case date alle fiamme; la guerra finisce con la fucilazione di sette uomini, il 27 aprile ’45.
Dalla memoria Boves ha fatto nascere un messaggio di pace e – non è un paradosso – di speranza.
Per usare le parole del vescovo di Cuneo Giuseppe Cavallotto all’apertura della causa di beatificazione di don Bernardi e don Ghibaudo, il loro rispondere «al male con il bene» ci autorizza a «guardare con fiducia a un futuro migliore».
Futuro che Boves sta tentando di costruire anche con la sottoscrizione, nel 2015, di un patto di amicizia con Schondorf, il paese della Baviera dov’è sepolto Peiper.
IL SACRIFICIO DI UN PADRE AD ALBA. LUIGI RINALDI
Pochi giorni prima dell’eccidio di Boves, il 10 settembre 1943 (appena due giorni dopo la firma dell’Armistizio) le formazioni tedesche delle S.S, guidate dal maggiore Joachim Peiper, arrivarono ad Alba dove intimarono la resa dei soldati che, chiusi in carri-bestiame e nella Caserma Govone, saranno poi deportati in Germania. In quel contesto hanno luogo le peggiori violenze: torture, uccisioni di soldati innocenti e del padre di famiglia Luigi Rinaldi che “colpevole” di aver cercato tra i prigionieri suo figlio, in quel tempo militare ad Alba, fu ucciso da un colpo di proiettile, lasciando orfani 7 figli.