IL MULSUM DI COSTIGLIOLE SALUZZO: UN’AVVENTURA TRA RICERCA E SEDUZIONE DELL’ANTICO

IN VISTA degli INCONTRI del 29 SETTEMBRE E del 1 NOVEMBRE 2013

presso il MUSEO EUSEBIO: ASSAGGIO di MULSUM

OFFERTO da COMUNE DI COSTIGLIOLE SALUZZO e

MISSIONE ARCHEOLOGICA DELL’UNIVERSITA’ DI TORINO

Prof.ssa Valeria Meirano, prima di approfondire nello specifico la genesi della bevanda riprodotta e, conseguentemente, della missione archeologica che conduce insieme al prof. Diego Elia nel comune di Costigliole Saluzzo dal 2003… ma che cosa è il Mulsum?

 Detto in termini enologici moderni, è un vino monovitigno (come il Nebbiolo d’Alba), un uvaggio come il Chianti, oppure è un termine che richiama una particolare categoria di vini lavorati? 

Nel mondo romano, oltre alle numerose qualità di vino prodotte in Italia e in varie aree dell’impero – Plinio riteneva che ce ne fossero 80 degne di menzione, ma altre fonti giungono sino alla strabiliante cifra di 185! –, si assumevano anche bevande in cui al vino venivano aggiunte altre sostanze. Tra questi preparati, il più diffuso era certamente il mulsum, il vino mielato mescolato a vari aromi: le fonti ricordano il ricorso a erbe, legni odorosi, oli vegetali, che davano vita a beveraggi aromatizzati alla rosa, alla violetta, all’assenzio, all’anice, al mirto, alla pigna, al sambuco, al timo…

Queste bevande erano molto apprezzate prima dei pasti di particolare impegno e raffinatezza, durante la gustatio, un po’ come il moderno aperitivo.

Il mulsum di norma era ottenuto mescolando una certa quantità di miele al mosto ricavato dalla prima spremitura dei grappoli: il tutto veniva poi avviato alla fermentazione. Tuttavia, con lo stesso termine si indicava anche una miscela preparata al momento con vino, miele e spezie: il dosaggio degli ingredienti era certamente operazione difficile, se Marziale (XIII,108) riteneva che ci volesse addirittura la mano del mitico coppiere degli dei

Torbido è coi mieli d’Attica

il nettare di Falerno: Ganimede, mescola tu

 

Prof. Diego Elia, in particolare, qual è stato il percorso che ha portato alla riproduzione della bevanda?

Per il mulsum che oggi è in degustazione, però, non è stato possibile fruire di aiuti divini!!

La bevanda che si propone per l’assaggio è infatti il risultato di un percorso scientifico condotto dagli archeologi classici dell’Università di Torino (Dipartimento di Studi Storici) dopo una lunga ricerca basata sulle fonti antiche, su analisi comparate con altre tradizioni alimentari, sul confronto con sperimentazioni affrontate da altri gruppi di ricercatori, a seguito di un’attenta fase di sperimentazione. Il prodotto finale è una bevanda che ripropone ai palati moderni un sapore lontano oltre 2000 anni!

Ma perché questo interesse per le bevande antiche e perché Costigliole Saluzzo?

Dal 2003, proprio a Costigliole, l’Università di Torino conduce regolari campagne di scavo in regime di concessione da parte del Ministero dei Beni Culturali e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica: si tratta della più grande missione dell’Ateneo subalpino, che vede la partecipazione di decine di studenti, dottori, dottori di ricerca e ricercatori. Nel corso degli anni si è scoperta una vastissima villa rustica di età romana in cui è stato messo in luce un impianto di produzione vinicola – il meglio conservato dell’arco alpino occidentale – oltre a numerosi altri indizi di attività agricole e di trasformazione dei prodotti.

In sinergia con l’Amministrazione comunale di Costigliole Saluzzo, con cui la missione archeologica collabora dall’inizio delle esplorazioni, si è voluta sviluppare la sperimentazione scientifica del mulsum, perché divenisse un tramite per avvicinare il pubblico alla realtà del sito, e per suscitare, attraverso l’assaggio, sensazioni inedite ed evocative.

L’esperienza è complessa e coinvolge numerosi enti, sia privati che pubblici. Come siete riusciti a realizzarla?

L’operazione è stata resa possibile grazie alla collaborazione tra i docenti dell’Ateneo torinese, il Sindaco e il vicesindaco di Costigliole, dott.ssa Milva Rinaudo e sig. Livio Allisiardi, insieme ad alcuni produttori di vino locali. A partire dal 2008, l’assaggio è già stato proposto nel corso di numerosi eventi di divulgazione e promozione del sito di Costigliole, organizzati dai soggetti coinvolti nell’impresa, ed ha sempre suscitato curiosità, meraviglia e apprezzamento!

 

L’importante esperienza di sinergia tra enti locali e istituzioni scientifiche che ha avuto luogo nel comune di Costigliole Saluzzo continua tuttora, riportando ogni anno interessanti novità sotto tutti gli aspetti: durante la primavera del 2014 il desiderio della delegazione albese del FAI è di vederla narrata in quel di Alba direttamente dalla bocca dei protagonisti, all’interno di un’occasione che permetta un adeguato approfondimento, per il piacere di appassionati e addetti ai lavori

                               

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