“I traditori”: romanzo storico di De Cataldo
Romanzo storico sul Risorgimento italiano, “I traditori” di Giancarlo De Cataldo è in grado far tuffare il lettore in quel fiume di passioni, tradimenti, ombre, luci, illusioni, disillusioni e costruzioni che è stato il processo che ha portato, 159 anni fa, alla nascita del Regno d’Italia.
“I traditori” è un romanzo che avevo letto nel 2011, al mio primo anno di università torinese, trascinato anch’io da quella serie di eventi, mostre e discussioni che si sono avvicendati in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia e di cui oggi si parla pochissimo. Di recente, però, rispolverando un’antica passione per il Risorgimento, ho deciso di riprenderlo in mano e, come vedrete, di consigliarvelo.
Il romanzo racconta le storie di una serie di personaggi immaginari e realmente esistiti che, abilmente intrecciate, ricostruiscono il quadro di un Risorgimento ben lontano dal poter essere definito un’epopea ma, al contrario, presentato come un intricato e appassionante coacervo di intrighi intessuti da personaggi come patrioti, cospiratori, idealisti, criminali e terroristi, i cui ruoli spesso si confondono.
Il romanzo – appunto – confonde ma, allo stesso tempo, con un ritmo torrentizio, trascina il lettore in una serie di vicende vorticose, da una cella cosentina alla grande Londra del XIX secolo, attraverso azioni e pensieri di verosimili personaggi immaginari, come il veneziano Lorenzo Vallelaura, il trafficante Lussardi o il fiero sardo Terra di Nessuno, raccontati con un periodare breve, con un italiano orale, a volte con alcune frasi in dialetto, consentendo al lettore di scendere tra le ripide di un torrente di parole dalla struttura complicata ma avvincente.
In questo percorso, però, ogni tanto il lettore può alzare la testa, riprendere il respiro e ripensare, anche solo per un secondo, a quegli scogli contro cui aveva dovuto sbattere la testa al tempo della scuola e che quotidianamente ricorda nel momento in cui legge nomi di vie o piazze cittadine. Uno dei primi scogli che si incontra si chiama Mazzini – “il più importante cospiratore europeo, l’incubo delle cancellerie, l’homme fatal della Santa Alleanza”, secondo lo storico Francesco Benigno – ma poi tanti altri, tra cui Cavour, Garibaldi e Vittorio Emanuele II.
Uno degli aspetti su cui questo romanzo più mi ha fatto riflettere è la bassa età dei protagonisti e, in particolare, il fatto che fossero proprio loro, i giovani, a far muovere le lancette della storia. In effetti, Mazzini ha cominciato a sedici anni, Garibaldi a venti, Pisacane era poco più grande. Cavour, che passa per il grande vecchio del Risorgimento, morì ad appena cinquant’ anni. Oltre a ciò, il romanzo ha il merito di restituirci quella dimensione europea in cui molti personaggi, nel romanzo come ormai quasi 160 anni fa, si trovarono ad agire.
Ma il Risorgimento fu davvero quindi una storia di soli intrighi, violenze ed errori di giovani idealisti?
No, fu “un movimento politico-culturale centrale nella vicenda dell’Italia contemporanea” che operò “avendo di fronte enormi handicap ambientali, di natura sociale, culturale o politica” ma che, alla fine, raggiunse “quell’obiettivo di uno stato per la nazione Italia”.
“I traditori”, però, è il titolo di un romanzo storico, non di un saggio e, quindi, io mi sento di consigliarlo a tutti coloro che vogliano tornare a tuffarsi dentro quel processo che è stato il Risorgimento, con la consapevolezza, però, che la Storia è stata anche e soprattutto tante altre cose.
Un saggio: Il Risorgimento italiano, Alberto Mario Banti, ed. Laterza
Un film: Noi credevamo
Un luogo: il museo nazionale del Risorgimento Italiano di Torino
Gianmarco Gastone
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