La Fiera del Tartufo Bianco d’Alba è una delle manifestazioni enogastronomiche più importanti al mondo, pertanto, Alba sotterranea prevede turni di visita straordinari per tutti i giorni della Fiera.

Ma approfondiamo la storia della fiera del tartufo bianco d’alba:

LE ORIGINI

«A nessuno è mai venuto in mente di fare un mercato del tartufo?»

Questo è ciò che chiese Giacomo Morra il 15 agosto 1928 mentre scambiava qualche parola con un tavolo del ristorante Savona, vi erano seduti il conte Gastone di Mirafiori, nipote di re Vittorio Emanuele II, il podestà di Alba, l’avvocato Giulio Cesare Moreno e l’ex sindaco della città, il medico Giovanni Vico.

L’idea non era di certo un’intuizione improvvisa poiché nel mese di marzo dello stesso anno la città di Alba era stata autorizzata a svolgere una fiera nei primi quindici giorni di settembre. La città, infatti, desiderava avere una sua fiera autunnale con manifestazioni popolari e martedì 29 maggio 1928 il Podestà Moreno aveva decretato, appunto, l’istituzione della Fiera Vendemmiale.

Giacomo Morra

Delle persone sedute al tavolo però soltanto il conte Gastone decise di ascoltare la proposta velata di Morra e fare un tentativo a riguardo, così nell’autunno del 1928 si tenne la prima piccola anteprima di quella che oggi conosciamo come Fiera del Tartufo.

Il successo fu tanto grande che, venduta tutta la merce, venne reinserita come “Fiera mostra campionaria a premi dei rinomati Tartufi delle Langhe” nella Festa vendemmiale del ‘29, la quale si tenne nel tardo autunno, affinché il pregiato fungo ipogeo potesse sviluppare al massimo la propria fragranza e il proprio gusto. La mostra generò un così grande interesse che la Gazzetta d’Alba diede già il titolo di “Fiera del Tartufo” al suo riepilogo della Festa vendemmiale.

Tenutasi a fine novembre nell’edizione del 1930, pur ancora all’interno della Festa vendemmiale che quell’anno si svolse però in ottobre, la “Seconda Fiera dei Tartufi d’Alba” attirò su di sé l’attenzione della stampa londinese e il “The Observer” le dedicò un lungo articolo sul tartufo e sulla gastronomia albese. Inoltre, nello stesso anno il comune di Alba designò alla fiera un proprio comitato, in modo che diventasse negli anni seguenti un evento ricorrente.

Palio degli asini

Nel ’31 ebbe luogo la “Terza Fiera dei Tartufi d’Alba” che l’anno dopo, nel 1932, cambiò nome rompendo con la successione numerica, non venne detta “quarta” bensì soltanto “Fiera dei Tartufi”, e per di più, fu in questa occasione che Pinot Gallizio ideò il Palio degli Asini. In seguito, nel 1933, forte del grande successo delle quattro precedenti edizioni, si fissò finalmente il marchio “Fiera del Tartufo d’Alba”, mentre invece a partire da quell’anno in poi la Fiera vendemmiale non venne più organizzata. Nel ‘34, la Fiera occupò la settimana da domenica 21 a domenica 28 ottobre e i festeggiamenti, oltre alla sfilata dei carri allegorici, ai vari divertimenti, al Palio degli Asini e a tutti gli altri prodotti tipici delle langhe come vino, torrone e robiola, comprendevano anche una competizione tra cuochi, che gareggiavano per la migliore presentazione gastronomica di tartufi. In fin dei conti, questo sarà il programma che negli anni a venire rimarrà quasi invariato, sebbene nell’edizione subito successiva, quella del ’35, e senza alcun apparente motivo, il Palio venne sospeso e non venne disputato per ben dieci anni.

DURANTE IL VENTENNIO E LA SECONDA GUERRA MONDIALE

La classe politica fascista si impegnò per rendere la Fiera conosciuta e frequentata e per farla presentare da alte cariche dello Stato in modo che la stampa nazionale si mettesse in moto per far affluire ancora più partecipanti; infatti, nel primo anno dell’impero, il ’36, venne inaugurata dal principe Umberto di Savoia, e nel ’37 a inaugurarla fu Pietro Badoglio, Maresciallo d’Italia e duca di Addis Abeba.

Tuttavia, la Seconda guerra mondiale portò la Fiera a restringersi e ad accorciarsi, molti erano al fronte, tanti erano preoccupati per l’andamento della guerra, e parecchi erano gli sfollati a causa dei bombardamenti; pertanto, dal ’40 al ’42 la Fiera durò soltanto tre giorni, fu priva delle manifestazioni popolari e dei divertimenti, e venne poi sospesa, dopo l’8 settembre 1943, fino al ’45.

NEL DOPOGUERRA

A quasi due anni dall’armistizio, il 5 settembre 1945, poiché tanta era la voglia di tornare alla normalità, venne nominato un comitato dalla giunta comunale che procedesse a organizzare e a far ricominciare la Fiera del Tartufo, che si tenne il 20 ottobre, durò di nuovo tre giorni ma ebbe nuovamente grande successo. Tornò così il Palio e la sfilata dei carri ed ebbe anche luogo il primo concorso di bellezza nell’Italia del secondo dopoguerra, il “Reginetta delle Langhe”.

Tartufi e nasi attenti

Nel ’46 la Fiera venne allestita dallo stesso comitato ma a causa del maltempo non si corse il Palio degli Asini, e siccome la Fiera era sostenuta sempre più dai commercianti, che di conseguenza chiedevano maggiore spazio nella sua organizzazione, il comune ne passò la gestione all’Associazione Commercianti Albesi nel ’47, anno nel quale la Fiera riprese consistenza, durando una settimana e corredando l’evento principale, la mostra del tartufo, con tutta una serie di mostre di vini, di ortaggi, di frutta e di agricoltura.

DAGLI ANNI CINQUANTA AGLI ANNI SETTANTA

Tra gli anni 50 e 60 si fece uso della Fiera per inaugurare non solo nuove opere pubbliche come il Mercato del Bestiame nel ’58, la biblioteca Giovanni Ferrero nel ’62, la nuova ala dell’ospedale San Lazzaro nel ’66; ma anche nuove attività industriali, come il Pastificio Cento Torri nel ’59. Nel settembre dello stesso anno, il comune di Alba depositava i marchi d’impresa “Fiera del Tartufo” e “Sagra del Tartufo” all’Ufficio Centrale Brevetti del Ministero Industria e Commercio.

Allo stesso tempo, in quegli anni si avvertiva anche il bisogno di pubblicizzare la Fiera oltre i confini provinciali per far sì che tornasse ai fausti prebellici. Gli organizzatori allora decisero di promuoverla portandola in televisione e così la Fiera cominciò ad attirare la curiosità dell’intero Paese.

Nel ’67, dopo essere scomparso senza spiegazione nel ’49 e sotto il nuovo nome di “Giostra delle Cento Torri”, tornò il Palio degli Asini, questa volta inserito in un vivace contesto di sfilate di e rievocazioni storiche medievali in costume. Alba, infatti, era stata divisa nei quattro borghi che tutt’oggi per l’occasione tingono la città dei propri colori: San Lorenzo, San Giovanni, San Damiano e Moretta.

DAGLI ANNI SETTANTA A OGGI

Durante gli anni ’70, ’80 e ‘90 la Fiera crebbe di anno in anno, via via dilatava la sua durata e nel 1973 ottenne la qualifica di “nazionale” dal Ministero dell’Industria, Commercio e Artigianato. Molte delle manifestazioni popolari, fatte più per gli albesi che per i turisti, vennero abbandonate per dare spazio a mostre di ampio respiro culturale, dal territorio alla fotografia, dalla storia alla letteratura, e anche i temi trattati nei discorsi d’inaugurazione si fecero più impegnativi: turismo, europeismo, infrastrutture, valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti; ancora oggi durante la Fiera si affrontano argomenti assai attuali.

Il Palio oggi

Nel 2003, ritornato protagonista nell’organizzazione della Fiera, il comune di Alba creò l’Ente Fiera Nazionale del Tartufo, che univa alle proprie forze quelle dell’Associazione Commercianti e quelle della Giostra delle Cento Torri. Non fece però in tempo ad attecchire alla Fiera la denominazione di “Nazionale” perché, nel 2007, ottenendone il riconoscimento, la Fiera divenne un evento internazionale. Non a caso un visitatore su quattro arriva da un paese straniero mentre due visitatori su tre provengono da altre regioni italiane. La Fiera si articola su otto fine settimana tra il mese di ottobre e quello di novembre. In Italia è l’evento enogastronomico più importante e nel mondo è tra i più conosciuti. Al suo centro rimane il Mercato del Tartufo Bianco d’Alba, affiancato dal Baccanale e dal Mercato Alba Qualità.

Inoltre, in occasione della 92° Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba (2022), il noto architetto e designer milanese Fabio Novembre ha dedicato ad Alba sotterranea uno strumento del Kit per il Tartufo Bianco di Alba: l’alzata

Come già menzionato all’inizio, Alba sotterranea prevede turni di visita straordinari in tutti i giorni della Fiera.

Il Mercato del Tartufo nel cortile della Maddalena