I Longobardi, non solo guerrieri. Barbarissimi tra i barbari.
I Longobardi (ossia le “Lunghe Barbe“, a cui deve il suo attuale nome la Langobardia medievale e l’attuale Lombardia), centomila persone – non solo soldati, ma anche donne, vecchi e famiglie – partite dall’attuale Ungheria e provenienti ancora da più a Nord, cominciarono dal Friuli la conquista della penisola italiana il lunedì di Pasqua del 2 Aprile 568, guidati da re Alboino: una migrazione che cambierà in maniera decisiva la storia e la cultura del nostro Paese, determinando pure lo scenario del Piemonte meridionale nei secoli dell’Alto Medioevo.
Di loro si è parlato al convegno “Barbarissimi tra i Barbari”, organizzato dal FAI nella giornata del 21 Febbraio a Cuneo, nello Spazio Incontri Cassa di Risparmio. Un uditorio interessato e partecipe, non composto solamente da addetti ai lavori, ha avuto la possibilità di ascoltare gli interventi di alcuni specialisti, tra i quali Egle Micheletto e Sofia Uggè della Soprintendenza Archeologica regionale.
Gli interventi hanno riguardato le 776 tombe longobarde rinvenute negli ultimi anni in occasione dei
lavori per l’autostrada Asti-Cuneo a Sant’Albano Stura. Di esse, 171 hanno restituito corredi maschili, 84 femminili, 240 di dubbia attribuzione e 281 prive (la colossale opera di scavo archeologico è stata compiuta in poco più di un anno, ed è costata poco più di 950.000 euro, iva esclusa, ha significativamente ricordato la Soprintendente Micheletto).
Il corredo – ovvero quella serie di oggetti che erano seppellitti insieme al defunto – costituisce spesso
uno degli indicatori che più ci permettono di comprendere alcuni degli aspetti della concezione della vita e della morte di questo popolo. Infatti, i reperti scoperti ci svelano che i Longobardi – oltre ad essere un popolo molto legato al mondo della guerra – possedevano anche maestranze artigianali dalla grande sapienza tecnica.
A conferma di ciò, la necropoli di Sant’Albano Stura ha restituito numerosi reperti, provenienti dalle tombe maschili che riguardano il mondo bellico (cinture, spade e uno scudo) ma anche reperti – 47 collane, coltellini, vasellame, piccoli amuleti, un prezioso resto di broccato a filo d’oro e resti di preziosi tessuti – che ci danno un’immagine di questo popolo molto diversa da quella tradizionale, legata in maniera indossolubile alla guerra.
Il convegno è stato anche occasione di visita e di approfondimento della nuova sezione inaugurata al museo civico di Cuneo, presso il Complesso di San Francesco che espone al pubblico in maniera permanente i primi reperti provenienti dalla necropoli.
Alcuni di essi avevano avuto modo di essere già ammirati nel 2012, all’interno della mostra Ornamenta femminili ad Alba e nel Cuneese in età antica del museo civico archeologico e di scienze naturali F. Eusebio.
I successivi ritrovamenti – a partire dalle 50 tombe ancora da scavare a Sant’Albano Stura – getteranno sicuramente ulteriore luce su questo popolo, protagonista di una migrazione che ha provocato un incontro-scontro tra la cultura romana, ancora molto forte nella penisola, e quella germanica, di cui i Longobardi si fecero portatori.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!