Individuato fin dal 1984 in occasione delle verifiche sul tracciato dell’Autostrada del Frejus, il sito neolitico della Maddalena di Chiomonte ha visto fin dall’inizio una collaborazione strettissima tra la Soprintendenza e la SITAF per lo scavo e la valorizzazione di un complesso archeologico con caratteristiche uniche. In corrispondenza di un’area soggetta a ripetuti fenomeni franosi, un insediamento tardo neolitico (Cultura di Chassey, circa 4000-3500 a. C.) si era organizzato sotto enormi massi a riparo con una piccola necropoli a ciste di lastre. Le prevedibili difficoltà di ambientazione non limitavano eccessivamente la vita di una comunità ben strutturata, che si avvantaggiava della collocazione lungo il percorso verso la Val Clarea ed il Colle Clapier e della presenza in zona di occasionali affioramenti di rame nativo. Sigillato da una frana, il sito neolitico della Maddalena con la sua necropoli appare quello meglio conservato nella sua articolazione, ma le tracce della presenza umana continuano quasi senza interruzioni fino circa al 350 a. C., quando una piccola comunità celtica di passaggio, stanziatasi brevemente nella zona, seppellisce una donna adulta in una tomba isolata, con un ricco corredo bronzeo. Non mancano ancora tracce successive, fino al pieno Medioevo.
Il sito neolitico della Maddalena di Chiomonte ci restituisce così una eloquente documentazione della tradizione dell’insediamento alpino tra le rocce di grandi massi di frana, che già aveva colpito l’immaginazione degli scrittori d’età romana: l’area, in gran parte visitabile, si inserisce in un più ampio complesso ancora da sottoporre a mirati interventi di scavo, vincolato per il suo notevole pregio ambientale. Grazie alla collaborazione della SITAF ed all’intervento della Comunità Montana è ormai in via di completamento il Museo Archeologico della Cascina Maddalena, inserito nell’edificio originario dopo una ristrutturazione per adeguamento funzionale, che rappresenterà l’ideale complemento della visita all’area archeologica, di cui sarà completata la sistemazione didattica. Al Museo la Comunità Montana ha abbinato ad un centro di informazione sui vitigni tradizionali della zona e sulle tecniche di coltivazione, che rappresentano ancora nell’età moderna un efficace esempio della continua attività umana di colonizzazione dell’ambiente alpino, iniziata appunto con le comunità neolitiche.
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