La città romana di Alba Pompeia, posta sulla sponda destra del Tanaro, unitamente col suo territorio, ebbe un ruolo fondamentale sia come approdo portuale nei traffici commerciali dell’Italia settentrionale che avevano come tramite il Po, sia come collegamento stradale con la costa ligure. Il suo territorio confinava a Nord con Hasta (Asti), a Nord-Ovest con Pollentia (Pollenzo), a Nord-Est con Aquae Statiellae (Acqui Terme), a Sud con Vada Sabatia (Vado Ligure) e con la Valle del Tanaro superiore, ad Ovest con Augusta Bagiennorum (Bene Vagienna). L’area risultava quindi di circa 943 chilometri quadrati e si estendeva dalla fascia pianeggiante del medio corso del Tanaro a nord, alle colline delle Langhe a Sud, fino a toccare le Alpi Liguri.
Il suo territorio, che condivideva con quello di Bene Vagienna l’ascrizione alla tribù Camilia, aveva quindi una forma molto allungata, delineata a Nord-Ovest e a Nord dal corso del Tanaro.
La rete stradale che attraversava il territorio comprendeva l’asse viario proveniente da Augusta Taurinorum (Torino) che raggiungeva Pollenzo, Alba, Acqui Terme e proseguiva poi per Dertona (Tortona), Placentia (Piacenza) e la pianura padana. Il collegamento con il mare era invece assicurato da due direttrici: una che passando da Pollenzo seguiva la valle del Tanaro, l’altra che attraversando le Langhe si innestava nella Via Aemilia Scauri. La rete viaria principale era inoltre integrata da strade secondarie che attraversavano capillarmente il territorio, mettendo in comunicazione tutti i centri abitati.
Alba Pompeia sorgeva dunque in una posizione privilegiata al centro dell’unica area pianeggiante della regione, ben servita da strade, affacciata sul corso del Tanaro all’estremo limite settentrionale dell’agro. Il popolamento del suo territorio era strettamente influenzato dalla presenza delle città da un lato e dal sistema viario dall’altro. Lungo l’asse principale Alba – Acqui Terme si localizzarono gli insediamenti extraurbani di maggior rilievo dediti ad attività essenzialmente agricole.
A partire dall’89 a.C. Alba Pompeia subisce una serie di trasformazioni urbanistiche che la porteranno ad essere una tipica città romana.
Il perimetro della città, delimitato dalla cinta muraria, aveva la forma di un ottagono per ovviare ad esigenze sia difensive sia ambientali.
La planimetria , tuttavia, sebbene sostanzialmente regolare, negli adattamenti dei diversi lati, risulta costretta dalla natura del luogo, dall’andamento del terreno e dalla ricerca di un luogo solido dove fondare le mura.
All’interno della cinta muraria l’intersezione tra l’asse viario principale orientato Nord-Sud (cardo maximus) e quello orientato Est-Ovest (decumanus maximus) generava una rete di strade ortogonali che articolava lo spazio urbano in 52 isolato (insulae) di forma quadrata ad eccezione di quelli triangolari adiacenti ai lati diagonali della cinta difensiva. La minor estensione del settore occidentale, in cui si trovavano una serie di insulae di minor ampiezza rispetto alle altre, era causata dalle limitazioni imposte dal Tanaro, che lambiva le mura ad Ovest, e dall’esigenza di collegare il cardine massimo con la strada suburbana principale.
I selciati, larghi 5,50 metri e dotati di ampi marciapiedi, erano realizzati dopo aver costruito la rete fognaria, allettando nel terreno ciottoli fluviali tagliati e disponendo lungo la linea di mezzeria ciottoli di grandi dimensioni, lungo i margini pietre intere conficcate di taglio. Negli incroci individuati il centro era occupato da un tombino per il deflusso delle acque nei pozzetti di raccolta delle fognature. Tutti gli assi viari sono stati documentati archeologicamente grazie al ritrovamento di tratti di selciati o di condotti fognari.
La presenza dei marciapiedi permette di dedurre l’esistenza di portici che dalle facciate degli edifici raggiungevano i margini delle strade.
Si accedeva ad Alba Pompeia mediante tre principali vie di ingresso in corrispondenza delle tre porte urbiche situate una all’estremità del cardine massimo sul lato meridionale delle mura e le altre due alle estremità del decumano massimo sui lati occidentale e orientale. Il lato settentrionale, invece, non ospitava nessuna via di accesso se non una apertura di secondaria importanza, a causa dello spazio ridotto che intercorreva tra le mura e il Tanaro.
Sul lato settentrionale, a ridosso delle mura, erano localizzate le case di maggior pregio, le domus, che probabilmente godevano di una maggiore tranquillità per l’esclusione dal rumoroso traffico cittadino collegato ad una porta di accesso.
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